Se sul Corriere di Verona di oggi leggo un articolo con questo titolo: "TAV, i 3 miliardi promessi non ci sono", posso sperare che il progetto della Ferrovia AV/AC sia rivisto e rifatto totalmente potenziando e ristrutturando la linea Ferroviaria esistente ed evitando cosi di iniziare un'opera incompiuta?

Visto che ieri c'è stata la visita della Commissione VIA Regionale in sopraluogo lungo il tracciato di quella che dovrebbe essere la nuova Linea Ferroviaria ad Alta Velocità ed Alta Capacità, oggi sui giornali locali, era evidente che avrebbero pubblicato degli articoli, ma l'ultimo articolo che mi aspettavo di leggere è quello pubblicato sul Corriere di Verona.
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Se sul Corriere di Verona di oggi leggo un articolo con questo titolo: "TAV, i 3 miliardi promessi non ci sono", posso sperare che il progetto della Ferrovia AV/AC sia rivisto e rifatto totalmente potenziando e ristrutturando la linea Ferroviaria esistente ed evitando cosi di iniziare un'opera incompiuta?
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«Tav, i 3 miliardi promessi non ci sono».
Ne aveva parlato il ministro Lupi per le tratte veronesi. Mercoledì i sopralluoghi della commissione Via.
VERONA Nella legge di Stabilità i tre miliardi di euro promessi dal ministro ai Trasporti Maurizio Lupi per la Tav tra Brescia e Padova (nello specifico: 1,5 miliardi per la Brescia-Verona, 1,5 miliardi per la Verona-Padova) non ci sono. Lo dice Erasmo Venosi, uno dei massimi esperti in Veneto dell’Alta Velocità e consulente di svariati Comuni per la redazione delle osservazioni al progetto. Quella tra Brescia e Padova è a oggi la tratta mancante sulla linea Milano-Venezia. «Non c’è riscontro della copertura finanziaria: i tre miliardi che serviranno per la tratta Brescia- Padova che il ministro Lupi dice sono inseriti nella legge di stabilità non li abbiamo trovati da nessuna parte, oppure ci dicano in quale comma sono inseriti», spiega Venosi.
Quanto risulta agli atti, semmai, sono i 90 milioni di euro per il primo lotto della Verona-Padova, necessari al completamento del progetto preliminare. Che dei tre miliardi di cui ha parlato Lupi non ci sia traccia nella legge di stabilità lo conferma d’altra parte la deputata veronese del Pd Alessia Rotta: «Se le parole del ministro erano un modo per assicurare l’impegno a reperire quelle risorse in tempi rapidi, questo va sicuramente nella direzione intrapresa dal governo - spiega Rotta - di certo, quei soldi al momento nella legge non ci sono». L’annuncio di Lupi, che era stato accolto con favore ma anche con una punta di scetticismo dalla Confindustria veneta («Speriamo sia vero», aveva commentato il responsabile Infrastrutture Franco Miller), era arrivato dalle colonne del Sole 24 Ore. Al quotidiano economico spiegava tra l’altro che per i soldi «sto lavorando per anticipare le risorse con un accordo con la Cassa depositi e prestiti e con la Bei-Banca europea investimenti». Ma per Venosi questa non è una strada concreta.
«Questi sono eventualmente finanziamenti al di là da venire - spiega -. Inoltre la Comunità Europea metterà il 30% di investimenti solo sulle tratte internazionali, ma per le altre tratte ci dovrà pensare lo Stato italiano, che dovrà appunto trovare le coperture». Mentre quello dei finanziamenti resta un vero e proprio giallo, sulla Brescia-Verona (i primi cantieri sono attesi per l’anno prossimo) continua l’iter per la definizione puntuale di percorso e progetto. Mercoledì, la commissione Via (Valutazione impatto Ambientale) regionale ha fatto un sopralluogo nel Veronese, per raccogliere sollecitazioni e dare spiegazioni, anche se la parola finale spetterà al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Prima tappa in mattinata a Sommacampagna, dove ad accogliere la commissione c’è stato anche un presidio No-Tav guidato da Daniele Nottegar: «È tutto denaro pubblico che viene tolto da altre parti e che andrà a pesare sul debito pubblico - attacca -. Questi soldi potrebbero essere usati per mettere in sicurezza i territori a rischio idrogeologico o per costruire e far funzionare asili e scuole o per evitare i tagli alla sanità». A Sommacampagna, intanto, il principale obiettivo dell’amministrazione è preservare il centro abitato di Caselle, già asserragliato dalle infrastrutture attuali (tangenziale, linea ferroviaria storica, aeroporto). «Abbiamo chiesto opere di mitigazione, in particolare il potenziamento della strada provinciale 26 nel tratto dal casello autostradale fino al sottopasso ferroviario - spiega il vicesindaco Giandomenico Allegri - oltre a una sorta di tangenziale nord che corre lungo la nuova tratta ferroviaria, proprio per deviare il traffico di attraversamento dal centro di Caselle». La commissione si è spostata nel pomeriggio a Peschiera e ha fatto tappa anche al santuario della Madonna del Frassino: il progetto prevede qui che la futura Tav scorra in galleria sotto lo stesso santuario. «Ci siamo limitati a informarci, per eventuali osservazioni deciderà il nostro ordine con sede a Marghera - racconta frate Ezio - loro comunque ci hanno rassicurato sull’impatto del cantiere, promettendo che verranno garantiti tutti gli accessi del santuario».
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Visto questo articolo e quindi, in merito a questo aspetto... "se i soldi ci sono", ricordiamo anche un articolo pubblicato su: "Il Baco da Seta" 4 giorni fa a titolo: "TAV a Sona, ma i soldi per realizzarla ci sono o non ci sono?".
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Nella prima pagina dell'Arena oggi c'era questo articolo: "La Tav avanza. «E ora salvate la chiesetta»" con questo sottotitolo: "Il Consiglio comunale vuole il restauro dell'antica Madonna del Monte che sorge sulla collina. Cittadini protestano in municipio contro i binari" e questo breve testo:
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Se il tracciato è deciso e la Tav non si può fermare, tanto vale lavorare per portare a casa il più possibile in termini di opere compensative e di migliorie al progetto. È il piano di battaglia che Sommacampagna mette in atto davanti all'avanzare del corridoio 5 Torino-Venezia dei treni ad alta velocità. 
E qui si inserisce il santuario della Madonna del Monte. Il consiglio comunale ha approvato un'osservazione al progetto della Tav in tutela di questo piccolo gioiello, di proprietà privata ma caro ai fedeli che lo visitavano per tradizione a Ferragosto e che da cinque anni non possono ammirarlo perché è in cattive condizioni.


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Dopo aver scritto di Treni, oggi concludo con una considerazione in merito alla Procedura di VIA di un Aeroporto, perchè se a Treviso un Comitato costituito da semplici Cittadini è riuscito a fermare l'ampliamento dell'Aeroporto che non rispetta le leggi ambientali, non vedo perchè dei Sindaci non dovrebbero essere capaci di riuscire a fermare una Ferrovia che non rispetta le leggi ambientali e distrugge il territorio delle colline moreniche del Lago di Garda.
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Due giorni fa sulla "Tribuna di Treviso" avevano pubblicato questo articolo: "La minaccia di Marchi «Treviso mi aiuti o porto via tutti i voli»" con questo sottotitolo: "Il presidente di Save: «L’aeroporto deve crescere» La Uil: siamo con lui per i posti di lavoro. Manildo media" e questo testo:
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«La città di Treviso e i sindaci prendano una decisione e decidano se combattere assieme a noi questa battaglia contro la burocrazia asfissiante che ingessa il Paese o a Venezia siamo pronti ad assorbire il traffico dello scalo trevigiano». È l'ultimatum di Enrico Marchi, presidente di Save, nel corso della tavola rotonda al vetriolo sul futuro dello scalo trevigiano organizzata dalla Uil Trasporti Treviso Belluno. Nonostante il tentativo di mediazione del sindaco Giovanni Manildo sono scoppiate le scintille tra Marchi e il sindaco di Quinto Mauro Dal Zilio che chiarisce: «Non dirò mai sì all'ampliamento dell'aeroporto fino a quando non verranno date delle garanzie ai miei cittadini». «Non è possibile continuare a dire: voglio l'aeroporto e poi imporre dei vincoli al suo sviluppo. È come dire “Sono leggermente incinta”», incalza Marchi. «L'aeroporto è una precondizione per lo sviluppo di un territorio. Oggi lo scalo trevigiano sta perdendo un milione di passeggeri l'anno. Perchè per il Canova vi sia una futuro bisogna raggiungere il punto di equilibrio, da noi identificato in 4 milioni di passeggeri, poi ridimensionato a 3,5. Oltre questo punto non possiamo scendere».Marchi attacca frontalmente il Comitato anti- aeroporto, guadagnandosi gli applausi dei lavoratori dello scalo presenti in platea. «Quando hanno acquistato casa l'aeroporto c'era già. Hanno forse speculato cercando di acquistare a basso prezzo sperando che poi si spostasse l'aeroporto? In questo modo il comportamento di pochi rischia di bloccare lo sviluppo di molti. Ora dipenderà dalla volontà del territorio, di lottare con noi contro questa burocrazia che immobilizza il Paese. Contro la posizione di questa commissione che nemmeno aveva letto le carte».«L'aeroporto deve rispettare le persone che ci vivono sotto», lo incalza il sindaco di Quinto Mauro Dal Zilio che accusa Marchi di essersi reso irreperibile in questi anni di dibattito sul futuro dello scalo: «Che benefici traggono i miei cittadini da questa infrastruttura? Per ora l'aeroporto ci dà solo disagi».Il sindaco Manildo è pronto ad attivare un tavolo di concertazione: «Un amministratore deve cercare di mediare i vari interessi sul piatto. Considero l'aeroporto una grande risorsa, ma penso che si possa dare un significato concreto alla parola sostenibilità». Sul piatto anche la questione turismo (il presidente di Confartigianato Renzo Sartori invoca un coordinamento tra i sistemi di mobilità: «La vedi e ti innamori si dice, ma il rischio è di non vederla affatto questa Marca gioiosa», scherza. Sul piatto infine la partita dei 144 dipendenti dello scalo, come sottolinea Carlo Viel, segretario generale della Uil Treviso.«È stato raggiunto il tetto massimo di voli e si pone il problema di come arrivare a fine anno. Inoltre il 25% di questi lavoratori è a tempo determinato: sono posti a rischio in caso di chiusura dello scalo. Noi siamo con Save, questi lavoratori sono stanchi di vivere nell'incertezza. Dobbiamo trovare una soluzione compatibile con gli interessi di tutte le parti».

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